
Zerella Pietro, La partenza di Angelo - Seconda guerra mondiale
Prodotto nr.: | AD931 |
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Questo lavoro vuole rendere omaggio a tutti i marinai che, protagonisti e non, parteciparono alla II Guerra Mondiale compiendo il loro dovere. Uomini e anche ragazzi di sedici anni che, lasciando famiglia e figli, combatterono una guerra, pur coscienti di essere inferiori al nemico per mezzi e armamenti ma non per ardimento. I fatti salienti di questa guerra sono noti a tutti, come sono conosciute le tattiche delle grandi battaglie e gli atti d’eroismi. Viceversa sono stati da sempre ignorati e tuttora nascosti nelle pagine della microstoria della Marina Militare Italiana, gli innumerevoli atti di valore o semplici esempi d’altruismo e amor patrio di sottocapi o semplici gregari. Essi onorarono fino in fondo il sacro giuramento alla Patria e i sopravvissuti portarono per sempre i segni sulla carne e le lacerazioni nell’animo di tante battaglie.
La seconda Guerra Mondiale in Europa durò dal 1° settembre 1939 all'8 maggio 1945. Nel teatro europeo e nell’Oceano Atlantico si contarono il maggior numero di morti, tra militari e civili (trenta milioni). I russi ebbero 20 milioni di morti (7 milioni in operazioni militari); i polacchi 6 milioni (il 20% dell’intera popolazione); gli iugoslavi un milione e mezzo; 620.000 i francesi; 300.000 gli italiani e 280.000 gli inglesi. I tedeschi alla fine contarono un milione e mezzo di morti in operazioni militari, 2 milioni di dispersi, un milione e mezzo di prigionieri, molti dei quali persero la vita nei campi di concentramento sovietici.
Il protagonista di questa storia è un ragazzo di appena sedici anni che, per non pesare economicamente sul resto della povera famiglia: una bocca in meno da sfamare, si arruola volontario nella Marina Militare. Pur cosciente dei pericoli che comporta la guerra, era ben consapevole che in Marina avrebbe mangiato tre volte al giorno, mentre a casa sua si pranzava solo a mezzogiorno (pasta e fagioli o verdura selvatica con una focaccia di granturco, quando c’era), come del resto in tutta l’Italia Meridionale e in qualche regione del Nord.
Il ragazzo, intelligente e con la rabbia di chi ha sofferto la miseria, pensa di arrivare in alto, magari di far carriera, se riesce a portare a casa la pelle alla fine del conflitto. Qualcuno in Alto veglia su di lui, oltre alla madre che ha avuto un grande ascendente sulla formazione del carattere del figlio inculcandogli orgoglio e amore per la famiglia.
Partecipa a battaglie, vede navi affondare, morti divorati dai pescecani o uomini impazziti dalla paura di annegare, amici sfigurati dai proiettili. Lui stesso alla fine rischia di cadere in depressione, quando si presenta alla mente la tragedia della guerra e della distruzione o quando rimane in coma per diversi giorni. Alla fine si salva, spesso per pura fortuna o per la grande fede che lo sorregge.