
Vacca Mario, La conoscenza umana
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Introdursi nella sfera intellettuale umana, realizzare lo studio attento e capace di penetrare nella vita e nella capacità di esprimersi, è stato per me, quale studioso di problemi, attenzione non superficiale verso la realtà stessa della mente nostrana di scoprire, nel tempo e nella realtà, lo sviluppo cosciente di quanto l’uomo dei millenni, da rozzo animale, incompleto nel linguaggio e nei contenuti, ha saputo sviluppare e divenire essere civile, cosciente di sé e degli altri.
La macchina del tempo, la macina dei secoli, la sofferenza illimitata delle difficoltà, l’avvio d’un presepe dall’aspetto pochissimo raccomandabile o rassicurante a quello più consono alla creatura, hanno svolto nel presente del mio divenire l’acquisizione della perfezione umana.
Tale concetto non esclude l’intervento del divino che anzi è la base essenziale del vivere e del divenire.
L’uomo della creazione, i diversi "Adamo ed Eva" erano privi d’ogni conoscenza, d’ogni rispetto, di qualsiasi concetto di civile convivenza, anche se in quegli umanoidi non venne mai meno il terrore del divino e la rassegnazione d’essere animali, nient’altro che animali.
Ora sono trascorsi milioni d’anni, vite perse come materia ma intrise di scoperte inimmaginabili, di conquiste superiori ad ogni umana conoscenza, e siamo agli albori d’una completezza, quasi divina, che ci consola ma che nel contempo c’impaurisce ed impone un’attenzione non marginale, perché l’essenza del passato, il ricordo di quello che fummo, possono con la esperienza del presente, lo sviluppo intellettuale, le relative conquiste chimiche ed astrofisiche condurre l’uomo all’olocausto del suo esistere.