
Scalera Pasquale, Teatron
Prodotto nr.: | AD962 |
Paghi solo: | € 10,00 |
L’amante di gommapiuma è una raccolta di tre drammi in cui l’autore, come già altrove, porta in scena il tormento dell’animo umano nel suo rapporto con il non io, l’io e il credo. Unica protagonista è la coscienza, quindi, che appare un tutta la sua fragilità ed inettitudine, sensibilmente descritta e presentata, in tutte le sue sfaccettature, dai personaggi che si avvicendano sul palco. E allora “l’amante di gommapiuma” non è altro che una materiale e vacua soluzione salvifica, destinata, però, a risucchiare inesorabilmente l’uomo verso il baratro, la fine, fisica o psicologica che sia.
Ed ecco, quindi, Tito -l’Inettitudine-: un ingegnere in carriera, un uomo solo che, incapace di relazionarsi con l’altro da sé, crea il suo fittizio alterego, il suo completamento: Verena, una bambola di gommapiuma con la quale spera di poter “chiudere definitivamente il cerchio” intorno a sé e completare il suo processo di introversione ed isolamento. Invano Elga -la Speranza- lo esorta a riflettere sul suo essere, avvalendosi dei suoi studi di psicologia e del suo credo. Tito -l’inettitudine- è ormai deciso a portare a termine il suo ultimo percorso, alla fine del quale egli giocherà, trascinando con sé Elga, la sua decisiva partita a scacchi con La Vecchia -la fine fisica o mentale- contro la quale egli perderà inesorabilmente.
Il secondo dramma porta in scena una coscienza - l’equipaggio del Corsaro Secondo - che cerca di scoprire ed affrontare il proprio lato oscuro, patologico: il fondo della bottiglia, appunto, ovvero la figura del Comandante Carena. Egli era divenuto un uomo pieno di dolore e di odio folle, nei confronti dell’umanità tutta, maturato in seguito al tradimento da parte della moglie. E così si era chiuso in se stesso, sviluppando una grave patologia mentale che lo aveva portato a dipendere dal sesso e ad adottare comportamenti al limite dell’umano. Ed anch’egli, come Tito, aveva deciso di “chiudere definitivamente il cerchio” intorno a sé dandosi completamente alla sua “amante di gommapiuma”, ovvero la sua Nave, alla quale darà tutto se stesso e che non abbandonerà mai, fino alla fine, affondando con lei in fondo al mare. E così il Comandante e il suo equipaggio non svuoteranno e guarderanno mai in fondo alla bottiglia…perché è meglio non sapere certe verità ed aspettare che torni la calma…
Il terzo dramma, in atto unico, è una forte critica nei confronti degli stereotipi, dei valori tradizionali, e soprattutto, della religione, nonché l’esortazione ad una rinascita dell’umanità attraverso un nuovo patto con Dio.
Anche in questo libro, dunque, appaiono evidenti i tratti salienti e caratteristici della scrittura dell’autore: le ambientazioni squallide e annebbiate dal fumo, un velato pessimismo, una implicita critica ai valori religiosi tradizionali, una visione negativa della donna, quasi sempre dipinta come nevrotica ed approfittatrice, il tema della malattia mentale, della follia. E il tutto è costruito attraverso un sapiente simbolismo, che proietta il lettore verso una dimensione, a tratti onirica e surreale (con personaggi astratti come la vecchia, la bambola, il Jolly etc), però ancorata alla realtà per mezzo di elementi contingenti quali le date, i precisi riferimenti al codice marittimo, i richiami geografici, i personaggi marginali etc. . E il simbolismo, il non detto, crea un climax crescente, nonostante la staticità della scena, attraverso un sapiente gioco di pause, interiezioni, iterazioni e punteggiatura, coinvolgendo così tanto il lettore da indurlo, quasi, a percepire anche sensorialmente la scena, quasi come se potesse sentire l’odore del tabacco e del whisky e allungare la mano verso la bottiglia dal fondo sempre pieno….
Gisella Merlino