
Pignataro Raffaele, Abissali interrogativi
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Si pensa che l’uomo, nonostante sia, per sua natura, legato al carattere di provvisorietà e di incompiutezza proprio della fenomenologia universale della vita, per le potenzialità millenarie che gli hanno consentito di differenziarsi da tutti gli altri esseri viventi, lo si possa considerare autore e costruttore unico del suo mondo; che abbia in sé le energie della propria intelligenza evolutiva.
Fra una caduta e l’altra, per l’infinità delle sue esperienze, per la memoria dinamica e riflessiva delle sue azioni, egli è diventato creatore dei suoi valori morali e ideali, del movimento progressivo del pensiero. Tali valori e tale movimento, per essere nati all’interno delle leggi della natura, con causalità e fini umani, non si può pensare che siano stati estorti dalla fertile fantasia di un popolo di poeti medio-orientali o dal delirio teatrale dei suoi discendenti. La poesia, con tutte le sue immaginazioni creative, è una condizione estatica nascente dell’anima umana. É sogno. Se la si tramuta in preconcetti dottrinari immoti, muore. La religione - una proposizione inintellegibile, ininvestigabile, profonda - che da essi liricamente discende, degenerando in idolatria, in fede, in fanatismo, diventa superstizione. Strumento di oppressione della libertà e della dignità umana. Nostalgia di possessione totalitaria del potere. Sfruttamento selvaggio e fraudolento dell’emotività umana. Fonte di avvilimento dello spirito di indipendenza e di conoscenza, di settarismo, di paura, di crociate, degli automatismi folli e feroci della intolleranza, della violenza e della guerra di cui è piena la storia di ogni tempo, al di là delle parole.