Pacilio Rita, Tu che mi nutri di amore immenso

Pacilio Rita, Tu che mi nutri di amore immenso

Prodotto nr.: AD465
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Conoscevo una bimba, a volte triste e scontrosa ma pronta al sorriso, nel gruppo di fanciulli sempre vocianti sotto le grandi colonne della Basilica mariana di Benevento. La ricordo diversa in quel cicalio che a stento si zittiva nei momenti di preghiera e di catechesi. Poi per lunghi anni più nulla. Ora la ritrovo, mamma e sposa, impegnata. L’ho subito riconosciuta per quel suo mezzo costante sorriso. Mi ha parlato della realtà della vita e dei suoi ideali. Ho accolto con gioia i suoi scritti, che ho divorato e quando mi ha chiesto di scrivere qualcosa per lei, mi sono sentito onorato anche perché mi ha colpito subito nei suoi versi la nostalgia di un padre perduto:

 

"Perché la tomba ti ha portato via, Padre?

Padre di figli e di amore senza fine!

Perché lasciasti il mio cuore

senza speranza, senza calore?" (n. 17).

 

Mi ha anche incuriosito il titolo della Silloge Sacra. "Tu che mi nutri di Amore Immenso" ed ho letto sempre con maggiore intensità ognuna di esse. Mi sono ritrovato per 43 volte, tante sono le silloge, a cadenzare il testo, aduso al lento salmodiare dei monaci in una chiesa in penombra. Il danzare lento del re salmista, padre della Luce e della Sapienza Divina, chiamato figlio di Davide, con la sua cetra accompagna il canto narrando la sua vita di peccatore pentito:

 

"So di aver offeso

e invano amato

riconosco Te nel mio Perdono" (4).

Ritrovandosi "nell’ombra del Legno" della croce e poi confessare:

 

"Chissà quante spine ho conficcato nel Tuo capo" (22).

 

Dal silenzio della Chiesa, meditando, il canto ti trasporta con immagini prese dalla natura della realtà, a volte drammatica, del vivere quotidiano, del quale è composta la vita. Dice:

 

"Mi accorgo di essere nuvola al vento" (3),

"Ascolto la riva e mi nutro di sale" (6),

"Ho camminato lungo strade deserte" (13),

"Sapessi quanto ho impiegato a trascinarmi tra le ortiche" (16),

"Sono seduta nel marciapiede" (20),

"Scrivo la bufera e il volo del mio aquilone" (23),

"Ho nascosto un passero nelle mie mani" (25),

"Una scheggia di stella è arrivata sul mio balcone" (26),

"Con mano larga hai seminato nei campi" (31),

"L’aquila madre gira l’abbraccio nelle ali" (33),

"Si alzano a Te come nebbia di nuvole questi pensieri lucidi" (37),

"Sorrido alle ali di un pesce" (39).

 

Ogni sprazzo di luce rammenta un momento della vita e ad esso corrisponde una esperienza dolorosa o felice. La cronologia di esse spazzerebbe via ogni lirismo. É ancora sicura: il ricordo della famiglia, dei figli, del dolore immenso, del cammino aspro e fiducioso, dell’incontro con l’amore e con la delusione, della ricerca e della speranza, della sicurezza in colui che tutto dona.

 

"Sorrido. Dio mio" (38).

 

In questo cammino la ricerca, l’esperienza del perdono, della dipendenza e l’unione intima con colui che è Amore, permettono di esclamare:

 

"All’orizzonte guidi il volo d’amore

di questa vita mia" (40),

"Voglio solo il Tuo amore" (43),

"Il mio spirito si eleva a Te, Padre".

 

Auguri, piccola-innamorata, Rita, tenacemente avvinta alla vita ed alla fede, per sempre nuove emozioni in poesia ed in prosa.

 

 P. Domenico Tirone ofm

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