
Pacilio Rita, Nessuno sa che l'urlo arriva al mare
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La poesia di Rita Pacilio si sottrae all’evidenza delle cose e cerca un riparo che le sia di conforto. Ma il suo tormento non si placa, ha genesi profonda e matura, nel luogo della riservata appartenenza a se stessa dilaga, si fa onda lunga, travolge e mette in salvo, anche se sa che nessuno è salvo. La pacata folgore non dà tregua al viandante, illumina la fossa da cui riemerge una volontà nera, lorda, purissima.
Io conosco bene, come lei dice, la sabbia che conserva nelle pieghe, la metafora uterina nella quale affoga l’eterna conquista, l’illusione d’amore, dalla quale è dipesa. L’ho vista con gli occhi ma ho letto le sue dita, senza pace.
La sua mano ha un silenzio che le riconosco. Le disconosco l’abitudine a sperare e quella d’afferrare il volto della vita e sovrapporlo ad altri per smania di perdono. Sul palmo della sua mano rigurgitano molte avventure, ma non se ne fa eco nel girotondo minuto e imprevisto di questa seconda opera di celeste sinfonia. Si avverte qualcosa in sottofondo, tuttavia i segreti sono più delle parole. I segreti, proprio i segreti, come lei stessa ama ripetere, sono ciò che distinguono i poeti.
Amo certe sue metafore, mi diletta replicarle in contesti più bui di quelli patinati dalla letteratura d’autore. La pioggia si riversa incessantemente su di lei. Potrebbe essere un’avversione. Eppure il suo gesto è limpido, acquaticamente definito. Ha talento.
Mi chiedo, a volte, la ragione che la spinge alla prova delle armi, se il suo cuore ha cicatrici inclini al riposo. La risposta è legata alla fame di contatto pieno, a questo suo dimettersi ed offrirsi, rimanendo in disparte.
Sospesa, trasparente, immobile annuncia un tempo del divenire che non verrà. Non si tratta del successo, che le auguro meritato e prolungato; si tratta della catena dei sogni spezzata a mezz’aria, che non arriva alle mani dell’avido consumatore finale.
Rita Pacilio parla con le ginocchia, le ciglia, i pugni stretti, tace le partenze per un dove sconosciuto. Ha un filo d’erba tra i capelli. Forse la incontri sul sentiero del tuo ritorno a casa. Non ti stupirà, farà in modo che la nuvola passi più veloce. Sorriderà.
Ha un modo tutto suo di scrivere e di vivere. Uno dei due le appartiene di più dell’altro. A lei piace guardare. Cerca rifugio e malinconia. Vive, con le sue sgomitate linguistiche, in un continuo equilibrio instabile e muta faccia alle giornate ovunque le capiti un momento "sfuggito ai momenti", un "bacio" strepitoso.
Felice Casucci