
Pacilio Antonio, L'orologio del mare
Prodotto nr.: | AD459 |
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L’orologio del mare è una tromba d’aria, che scuote
Gli abissi: sconvolge le alghe, rovescia le
Rocce, cancella le navi depositate sul fondo.
Il suo suono è un canto di sirene, che addolcisce
Le pene dei pesci: anche i pescispada rinfoderano
Gli artigli e si mettono a giocare con i delfini.
"L’Orologio del Mare" è un rosario d’amore,
che nasce nel cuore per cancellare le scorie
di un uomo triste. E’ il palpito della luna,
è il fremito delle stelle solitarie, è il gemito
delle acque selvagge, che girano forsennatamente
intorno alle isole deserte alla ricerca di gabbiani
scampati alla cattura della Civiltà.
Oh si! È tanto triste camminare ogni giorno
Senza il battito ciclopico del fondo marino:
l’alone della notte che tiene vivo lo spirito
di un artista non trova rispondenza nelle perverse
forme del giorno, sempre albero scheletrico.
Il cuore batte nelle profondità degli abissi:
si arrovella come un archeologo, alla ricerca
di una tomba non scoperchiata. Ci può essere
un faraone, una civetta, una mummia vestita da
donna, qualsiasi cosa che instilli nella sua
fantasia la forza di continuare a cercare
la poesia della morte, l’alto spirito dei
sogni che consuma ogni fibra, che si senta
viva di salire sopra le eccelse vette dell’inconoscibile,
della bellezza eterna, del sole
sempre chiaro , una statua che non conosca
tramonto, un castello che non demorde
dal combattere coi turbini del cielo scatenato.
Un fiore, un’erba avvizzita, un ragno catturato,
liberato come un uccello possono sorgere
quando "L’orologio del Mare", un mostro senza
nome, eppure così pieno di lascivie, di carezze,
come una conca caverna misteriosa, che incide
gli sferzanti fili dell’esistenza. Un romantico
inguaribile tra tanti fasulli dei, che si muove
senza voce, senza volto, come un verme, come
un aliante, per carpire un verso, una nota,
un’atmosfera di malinconia, di sesso.
Di amore senza tempo, che viva sulle ali di
Un’alba chiara. "L’Orologio del Mare"
Dilata le sensazioni, le percussioni dell’anima,
il ribollire del sangue che come un immensa
bolgia d’acqua, casta, insegna a non perire, a
non credere che le illusioni siano morte,
solo perché gli anni presentano il loro conto
e assumono sempre più il volto grifagno
di una iena, decomposta dai sensi. Non si muore
perché all’improvviso tace l’allegria dei nostri
tempi. Non si arena la barca, perché all’improvviso
s’è spezzato un remo. La persona è intatta, la
voglia canta dagli occhi vespertini.
E’ bella la superficie del mare. L’accarezza sempre
Il vento.. . sempre la pioggia, il sole, il fiume
Dei verdi colli. Un nume protegge "L’orologio
Del mare", un marchingegno di ferro, così inutile
A vedersi, ma così preciso, così volubile, così
Fermo nell’infuriorare delle catastrofi.
Ha nel cuore mille notti, mille giorni,
un’eternità di secoli nani, che nemmeno il canto
del Cigno potrà abbattere con la sua dolcezza
funeraria. Suona "l’orologio del mare"...e il mare
con i suoi abitanti ne trae beneficio, perché
ogni stagione dona il suo azzurro all’uomo, così
amante, purtroppo, di vicoli senza luce. La Poesia,
il tempio più sacro della felicità, emerge dai
flutti, a salutare in un lampo marginale una società
che ha deciso di chiudere tutti e due gli occhi
per conoscere il fondo dell’infelicità, della
meschinità, dell’ultimo baluardo che esiste
tra la Materia e lo Spirito.