
Irmino Santo, Il profumo del domani
Prodotto nr.: | AD771 |
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In questa poesia piana, leggera, segnata dall’incedere sciolto e delicato del linguaggio in vena quasi discorsiva, è in agguato un malessere sottile, impercettibile quasi, un’inquietudine esistenziale, che si ha paura a confessare, ma che a volte, per incontenibile tracimazione, si infiltra tra le maglie dei versi, ad accapponarli quasi, come per un raccapriccio o un brivido improvviso.
E’ allora che la poesia si fa specchio crudele, ora dei dolori del mondo, ora dei dubbi dolorosi dell’anima del poeta.
E se per i primi la strategia apotropaica è esercitata dalla commossa partecipazione solidaristica e dalla volontà di denuncia (quante sono le composizioni di Irmino dedicate ai "minimi" del nostro mondo ingiusto ed arrogante, ai marginalizzati, ai diversi?), per i secondi si mimetizza nel ricorso consolatorio e nostalgico alle continuamente evocate qualità elegiache del ricordo. Tra tutte, le memorie, da richiamare dal fondo dell’infanzia, legate ai luoghi, agli odori ed ai sapori, alle tradizioni ed alle leggende dell’isola di origine, la Sicilia e, ancor più, della città natìa, Siracusa, dove il mito è ineludibile patrimonio genetico e marchio a fuoco della coscienza.
E’ per questo che il "profumo del domani" a me pare configurarsi non soltanto come il voto di speranza con cui il poeta consacra sé a se stesso, ma anche e soprattutto come l’intuizione che esso possa e debba andare a coincidere con l’ infinita ricerca dell’interiorizzazione del "profumo del ricordo".
Nel domani che nascerà dal coraggio di confrontarsi, fino in fondo e senza concessioni o infingimenti, con le deformazioni testimoniate dai propri specchi, i ricordi non scompariranno, ma si trasfigureranno, divenendo tracce e rughe, segni e costellazioni di quel divenire mortale che è l’umana esistenza. E di quell’avvenuta trasfigurazione la poesia non potrà che essere la vivente testimonianza.
Alfonso Cardamone