Giberti Stephane, e poi... il vento sparpagliò... le foglie

Giberti Stephane, e poi... il vento sparpagliò... le foglie

Prodotto nr.: AD679
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Leggendo attentamente le poesie di Giberti ci si accorge che il poeta non fa altro che denunciare l’ingiustizia nel mondo ormai dilagante. Il lettore si accorge subito che il poeta trae dal sociale e dalla realtà che lo circonda l’ispirazione per scrivere poesia. In ogni verso notiamo rabbia per un mondo ingiusto, per il male che ha invaso i cuori degli  uomini, tanto che nella poesia Belzebù scrive: “Abbiamo lasciato il male/ crescere/ nelle nostre viscere/ come orde di tarli/ affamati/ infatti/ siamo diventati segatura/ spazzatura/ senza valore/ senza amore”.

I toni che il poeta usa nella poesia sono duri e severi, il giudizio è abbastanza netto e chiaro tanto che nella terza strofa scrive: “Abbiamo lasciato la coscienza/ nella sua essenza/ addormentarsi/ liofilizzarzi/ come mille cancrene/ in putrefazione perenne/ siamo diventati diavoli/ miliardi di maligni/ sempre più arroganti/ mascherati da santi/”.

La durezza con cui il poeta condanna il male del mondo anche attraverso l’utilizzo della metafora ci fa capire come la coscienza e l’anima del poeta sia afflitta, triste, per un mondo alla deriva. 

La crisi dei valori metafisici è la verità che oggi attanaglia la società troppo amante delle comodità seguace del primato dell’avere invece dell’essere.

 

Se pensiamo a quante persone si potrebbero aiutare con i miliardi che i paesi spendono in armamenti, e ai milioni di bambini che avrebbero un tozzo di pane e un piatto di pasta e soprattutto la gioia di vivere e di ridere, significa iniziare a prendere coscienza del valore della Vita.

 

 

Nicola Calabria

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