
Di Stefano Daniele
Prodotto nr.: | AD622 |
Paghi solo: | € 5,00 |
Le trentaquattro poesie che ho deciso di raccogliere in questo libro sono il riassunto di più di tre anni di apprendistato letterario ed esistenziale. La discontinuità di forme e stile riscontrabile non induca a pensare che l’intento sia quello di andare per tentativi fino a trovare la mia strada poetica. Credo di averla già scelta, anche se le mie labbra sono ancora sporche di latte. In aiuto chiamo il famoso detto di Catone, che tra l’altro non potrei accaparrare alla mia parte neppure con il più fantasioso revisionismo storico, il quale però, recitando come sopra, sottintende anche che la forma da dare alle parole è consequenziale rispetto all’argomento. Traslando con qualche forzatura questa massima dalla retorica alla poesia, lascio quindi che sia lo slancio lirico a tessere la veste con cui abbigliare di volta in volta il suo sentire. La poesia è per me un rigurgito dell’animo, un’esplosione, un’eiaculazione. E’ come il prigioniero al quale non si può tappare la bocca. E’ ribellione, se non altro almeno contro se stessi.
L’amore è per definizione un tema abusato. Ma è inevitabile che il discorso poetico si areni sull’atollo composito dei sentimenti. Alle ragazze, o forse ormai sono grande abbastanza per chiamarle donne, che hanno lasciato un sapore di lacrime o un riflesso di chiome nella mia memoria, non posso non versare questo scontato tributo di versi amorosi. Ma la filigrana del passato non è fatta di solo amore: a dimostrazione dell’autenticità dell’esistenza restano scolpite come un monito perenne le cose in cui ho sempre creduto, e che non tradirò mai nella loro sostanza. Queste cose, la stampa trova comodo chiamarle "no global". Alle idee si affibbia una specie di definizione clinica. Un "no global", se non come un pazzo completo o un criminale, è spesso presentato intenzionalmente come un nevrotico, uno sradicato. Parafrasando Márquez, allora, sembra che al colera si sia sostituita questa nuova epidemia (niente di strano se al G8 di Genova avessimo usato palloncini di sangue infetto come armi, con tutte le malattie di cui disponiamo!). Eppure, fa dire Calvino ad Anita Piperin in Se una notte d’inverno un viaggiatore, i sogni maschili non cambiano, con la rivoluzione: l’amore esiste anche per noi. L’umanità banale di cui sono intrise queste poesie serva da riprova del diritto che ho, e che tutti hanno, di vivere senza che la mia dignità venga schiacciata da un oleodotto, da un esercito, da un’industria o dalla spazzatura culturale che ha invaso l’etere. Se vi sembra che tutto ciò non c’entri affatto con la poesia, non proseguite nella lettura di questa raccolta. Se invece credete che un libro di poesie non sia come il manuale d’istruzioni dell’autoradio, ma possa includere tutto perché amore, rivoluzione, arte e natura hanno il dovere di rendere umano l’uomo, e la poesia di dare forma sensibile a questa umanità, allora vi prego di fare lo sforzo di leggere questi piccoli lavori. State tranquilli, per così poco non verrete contagiati.