Bellanova Loredana, La figlia del re Claudio

Bellanova Loredana, La figlia del re Claudio

Prodotto nr.: AD301
Paghi solo: € 10,00

Il viaggio che oggi mi accingo a compiere è strano ma fantastico. E’ un viaggio avventuroso fatto di pericoli quasi certi, di fallimento e sogni di purezza inesistenti al mondo. É una realtà incerta che io stessa conoscerò durante il cammino. Sono rischi ed incertezze che però desidero affrontare perché per la prima volta scrivo solo per il bisogno di sognare, di respirare in un mondo sì violento, ma nobile, libero dal sudiciume, dall’ipocrisia, dal vuoto assoluto di una società ributtante dove padroneggia il marciume; non scrivo eresie, basta aprire un qualsiasi giornale per averne conferma. Sentivo il bisogno di evadere da un lavoro, da una vita sempre uguali. Volevo un sogno questa volta e non cercare comprensione attraverso gli scritti, niente mezze autobiografie dunque, la realtà non concede nulla all’evasione. Per la mia fuga ho scelto un’eroina coraggiosa, pura e ribelle per l’epoca a cui appartiene. L’idea di questa fanciulla padrona di sé fino all’ultimo istante della sua vita mi era venuta da tempo; non sapevo però in quale epoca collocarla, pensai a Cesare e all’antica Roma, poi alla Grecia antica infine lasciai perdere, poiché la vita spietata mi conduceva su altri percorsi e mi chiamava alle sue leggi. L’idea di affiancare Lorenza (così si chiama la protagonista del mio scritto) al nobile Amleto mi è venuta così: stavo preparando svogliatamente l’esame di lingua e letteratura inglese, chi mi conosce sa che con l’inglese non vado molto d’accordo, inoltre da quasi due anni non sostenevo più un esame. Ero decisa a mollare dopo che la vita mi aveva strappato l’anima. Decisi di mettermi alla prova: superare l’esame o lasciare definitivamente. É stato grazie al divino Shakespeare e al suo Amleto se ho superato l’esame, ma ho, cosa incredibile, imparato un po’ di inglese e sopratutto ho avvertito il bisogno di scrivere che credevo ormai morto. Sì, scrivere, non importa se bene o male, ciò che conta è il miracolo che torna a realizzarsi nel mio cuore. Ho scelto Amleto non solo perché è vivo in ogni epoca e in ogni cuore sensibile, né solo perché mi sono specchiata nel suo senso di ribrezzo per un mondo sporco, ciò che mi ha colpito più il cuore è la storia dei sentimenti più umani: la perdita di una persona cara, il risentimento nei confronti dell’indifferenza per il defunto, la delusione, la rinuncia all’amore, il tradimento, l’amicizia. Orazio desidera morire insieme al suo amico, ma per lui e per la sua causa rimanda, insegnandoci che per gli altri si può morire, ma anche vivere. Il suo destino non si compie durante la tragedia, eppure si lascia intuire. Mi sono chiesta: "Che fine fa Orazio dopo aver raccontato del suo Amleto? Lo ha seguito?" Io credo di sì. Mi sono riconosciuta nel dolore di Amleto per la morte del padre, un dolore smodato per coloro che lo circondavano, forse perché io ho perso persone che a me erano più care della mia stessa vita e mi scontro continuamente con la freddezza di un mondo che ignora il dolore. Tu, divino Shakespeare perdonami se oso sognare e giocare con i tuoi versi, perdonami se mescolo alla tua geniale poesia il mio scrivere balordo e mi perdoni chi per caso si trovasse a leggere questa "eresia" e si sentisse offeso, ma sognare è un diritto di tutti ed io ne ho bisogno per vivere. Dividerò questo scritto in capitoli conservando la forma dialogica della tragedia con brevi descrizioni narrative. Le vicende sono fedelmente seguite con l’inserimento della principessa Lorenza, figlia del re Claudio e cugina di Amleto. Riporterò fedelmente molte battute della tragedia shakespeariana annotando atto e scena dalle quali sono tratte. I soliloqui di Amleto li riporterò tutti. Grazie Genio Poeta, non fosse stato per te non sarei qui a fantasticare. Giurai di non scrivere più. Grazie e perdonami.

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